“Chi non ricorda quegli uomini liberi,quei padri di famiglia prelevati, dagli squadristi in camicia nera, dalle loro abitazioni, dal letto coniugale, dagli uffici, dai posti di lavoro? Prelevati, bastonati, tradotti in carcere o massacrati davanti alle loro abitazioni o davanti alle Camere del Lavoro incendiate. Che cosa è avvenuto delle loro mogli, dei loro figli, dei loro genitori? Che cosa è avvenuto di quelle famiglie? Quanti nomi si potrebbero fare! Quanti conosciuti, quanti rimasti sconosciuti! Ma di tutti sono conosciute le loro sofferenze morali e materiali. Per venti anni mogli, figli, famiglie di antifascisti sono stati perseguitati, sono stati sottoposti al più spietato terrore. Costretti a vivere lontano dai loro cari, nel più completo isolamento. Quanti di costoro non sono più tornati, lasciando un vuoto incolmabile nelle loro case....
Ognuna di noi che si è trovata durante la guerra di liberazione nazionale, al posto della mamma, a dare l'ultimo sorso d'acqua e l'ultimo addio a un patriota che ci abbandonava per sempre senza chiedergli quale fosse la sua fede politica e religiosa, ha fatto la promessa di non dimenticare le parole che ogni volta ci venivano ripetute: “fate che il nostro sacrificio-ci dicevano i caduti-non sia stato vano”. "Ebbene, on. Colleghi, uniti con loro rinnoviamo la promessa dicendo ai nostri compagni di lotta, di sofferenza e di gloria: “Riposate in pace, finchè in Italia ci sarà un antifascista ... il vostro sacrificio non sarà stato vano ed il fascismo non passerà.
On. Gina Borellini
Medaglia d'Oro al valore militare
(da un discorso pronunciato alla Camera dei Deputati nella 1° legislatura)
Iscrizione: Quando la voce dei secoli, della gloria dei padri, degli spiriti oppressi ti chiamò alla libertà, quando la ferocia di coloro che figli non erano di questa santa patria imperversava sullo spirito sulla carne, Lino Pederzoli “Dik”, fermasti con la tua mano il cuore che gli altri non dovevano colpire. Morendo dicesti al nemico e agli uomini tutti che la libertà vale la vita, la terra deserta di vita ha raccolto il tuo sangue e canta la tua fede, il tuo amore, la tua lotta, la tua vittoria.
A Lino Pederzoli, Medaglia d'argento al v.m. insignito della laurea alla memoria dall'università di Modena dove frequentava il 4°anno di medicina.
Caduto in questo luogo combattendo contro le brigate fasciste il 18-3-1945.
Lino Pederzoli nato a Mirandola l'8 gennaio 1923, professione studente, nome di battaglia “Dik” Divisione II Modena Pianura, XIV Brigata “Remo” Ucciso in combattimento a Fossa di Concordia il 18 marzo 1945. Medaglia d'argento al valore militare alla memoria.
Motivazione: studente, dava il primo impulso alla stampa clandestina incitando e persuadendo alla lotta i compagni dubbiosi. Combattente, organizzava le squadre d'assalto e alla testa di esse partecipava alle azioni più pericolose. Durante un combattimento condotto brillantemente riusciva a trasportare in salvo, attraverso una zona battutissima dal fuoco nemico, un compagno di lotta rimasto ferito in combattimento. Sorpreso da un rastrellamento nemico, per non esporre a rappresaglia la famiglia che lo rifugiava, tentava di sfuggire alla cattura prendendo la via dei campi, ma circondato da un pattuglione, con coraggio leonico non esitava ad impegnare l'impari lotta. Conservava per se l'ultimo colpo, e, piuttosto che rendersi prigioniero si uccideva gridando: “Viva l'esercito della libertà”. Nobile esempio di eroico e cosciente sacrificio.
Fossa di Concordia, 18 marzo 1945