Elaborati dei vincitori del concorso "Memoria e inchiostro: La scelta, una storia Partigiana" Istituto tecnico commerciale Luosi e Cattaneo

"L’Italia chiamò" di Andrea Bassi (VD Luosi)

"I partigiani erano dei fuorilegge", ed essi lo erano veramente se con ciò si intende chi non rispetta le leggi dello Stato, ma se la legge in vigore non tutela la libertà e i diritti umani allora credo che il termine più corretto per loro è eroi. Spesso dopo i racconti di mio nonno riflettevo su questo, difatti è strano per noi pensare che lo stesso Stato possa agire contro i suoi cittadini, ma all'epoca era così. Valori come libertà, uguaglianza e democrazia erano stati cancellati e sebbene per alcuni risultasse più facile assecondare per paura o interessi personali il regime altri, invece, iniziarono a combatterlo ponendo le basi per il riscatto della nostra nazione dopo l'orrore del fascismo. Mio nonno me lo diceva sempre che Mussolini ne aveva fatte tante, ma la scelta di condurre un paese impreparato alla guerra era stata una delle più gravi. […] Quei primi mesi del '45 mi sono stati spesso raccontati come i più duri; ovvio quelli che avevano sopportato il freddo sul Don erano più abituati al freddo, ma in guerra, con il rischio di non essere vivi domani, anche il freddo italiano può essere molto demotivante. Inoltre, le rappresaglie e le controffensive fasciste non conoscevano tregua neanche col freddo, sapevano che la guerra era perduta ma questo li rendeva ancora più desiderosi di farcela pagare per il nostro tradimento alla Repubblica di Salò. Anche nelle nostre zone ci sono segni di questa violenza nazifascista, solo a Mirandola furono catturati e uccisi diversi i partigiani, oppure anche a Burana, frazione di Bondeno con poche centinaia di anime, è presente un monumento ai partigiani presi negli ultimi mesi del conflitto e mai più ritornati. […] La routine quotidiana era molto dura e spesso mio nonno diceva che c'era sempre una battaglia in corso: quella con i pidocchi. D'altra parte è naturale, quando rischi ogni giorno la pelle e sei costretto a nasconderti nei posti più disparati l'igiene è una delle prime cose a cui devi rinunciare. La fame era un altro problema che affliggeva spesso, già durante la naia il rancio non era sempre garantito, figurarsi allora in un esercito non regolare e senza un ben organizzato sistema di rifornimenti. Spesso capitava di dover andare a requisire dai contadini, grano o vacche, rilasciando loro dei fogli in cui si certificava l'avvenuto prelievo e la promessa del CLN a restituire una somma di denaro a guerra finita. Per questo non stupiva il fatto che i contadini che avevano ancora qualcosa cercassero di nasconderla in tutti i modi, perché, per quanto valesse, un pezzo di carta non ti dava il latte alla mattina. Salvo questi casi, la popolazione accoglieva i partigiani con generosità e cercava di fare il possibile per aiutarli a non essere scoperti ospitandoli a volte nei loro fienili, anche questi passi me li descrisse mio nonno, difatti fu proprio quando era ospite di una di queste famiglie che conobbe la ragazza che ora io chiamo nonna. Ed una lunga riflessione bisognerebbe farla sul ruolo che ebbero le donne nella lotta della Resistenza, esse non furono più relegate al focolaio domestico ma, in modo ancora più spiccato rispetto al primo grande conflitto mondiale, parteciparono alla liberazione a volte non solo con ruoli all'interno della sussistenza, bensì persino in combattimento. […] Il loro coraggio ha indubbiamente contribuito nel secondo dopoguerra a costituire uno stato democratico, nel quale la donna fu finalmente rivalutata e considerata con gli stessi diritti, si pensi al suffragio universale del '46. Visto che questo scritto è nato da una riflessione in seguito a un incontro con mio nonno ci terrei a completarlo con una conclusione simile a quella a cui siamo giunti insieme. Attualmente abbiamo la fortuna di vivere in uno Stato democratico e civile e sebbene questo ci possa sembrare scontato in realtà non lo è affatto, non solo perché ancora oggi persistono delle dittature, ma anche perché solo settant'anni fa anche noi inneggiavamo al Duce. Non si vuole accusare nessuno, ma la democrazia può sempre essere minacciata e per questo che ogni cittadino deve essere accorto e diffidare dagli estremismi sia di destra quanto di sinistra. Molti uomini, dai garibaldini ai soldati sul Carso e infine i partigiani, sono morti per tutelare la nostra nazione; anche oggi noi siamo chiamati alle armi, ma il nostro fucile è il cervello e la parola e il nostro tesoro da difendere sono queste parole storiche: Liberté, Egalité e Fraternité. La nostra apatia ai problemi sociali del nostro Stato deve essere cancellata, davanti a ciò che è sbagliato bisogna indignarsi e non restare indifferenti, ciò mi riporta alla mente una frase detta da mio nonno: "Preferivamo morire per un'Italia nuova che vivere il resto della vita in un'Italia fascista.".                                                        

 

 

 

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