“Chi non ricorda quegli uomini liberi,quei padri di famiglia prelevati, dagli squadristi in camicia nera, dalle loro abitazioni, dal letto coniugale, dagli uffici, dai posti di lavoro? Prelevati, bastonati, tradotti in carcere o massacrati davanti alle loro abitazioni o davanti alle Camere del Lavoro incendiate. Che cosa è avvenuto delle loro mogli, dei loro figli, dei loro genitori? Che cosa è avvenuto di quelle famiglie? Quanti nomi si potrebbero fare! Quanti conosciuti, quanti rimasti sconosciuti! Ma di tutti sono conosciute le loro sofferenze morali e materiali. Per venti anni mogli, figli, famiglie di antifascisti sono stati perseguitati, sono stati sottoposti al più spietato terrore. Costretti a vivere lontano dai loro cari, nel più completo isolamento. Quanti di costoro non sono più tornati, lasciando un vuoto incolmabile nelle loro case....
Ognuna di noi che si è trovata durante la guerra di liberazione nazionale, al posto della mamma, a dare l'ultimo sorso d'acqua e l'ultimo addio a un patriota che ci abbandonava per sempre senza chiedergli quale fosse la sua fede politica e religiosa, ha fatto la promessa di non dimenticare le parole che ogni volta ci venivano ripetute: “fate che il nostro sacrificio-ci dicevano i caduti-non sia stato vano”. "Ebbene, on. Colleghi, uniti con loro rinnoviamo la promessa dicendo ai nostri compagni di lotta, di sofferenza e di gloria: “Riposate in pace, finchè in Italia ci sarà un antifascista ... il vostro sacrificio non sarà stato vano ed il fascismo non passerà.
On. Gina Borellini
Medaglia d'Oro al valore militare
(da un discorso pronunciato alla Camera dei Deputati nella 1° legislatura)
Silvano Marelli, nato Mirandola il 7 settembre 1928. Divisione II Modena Pianura, Brigata “Remo” PARTIGIANO
Pugnalato e Fucilato dalla brigata nera il 15 marzo 1945 a Concordia.
Medaglia di bronzo al valor militare alla memoria.
Motivazione: “giovane studente liceale, animato da nobili sentimenti patriottici, partecipava alla Resistenza con compiti di reclutamento e collegamento e, successivamente a diverse azioni di guerriglia, dimostrando esemplare ardimento. Catturato dopo la battaglia di Concordia, veniva per alcuni giorni barbaramente seviziato, sostenendo con animo indomito crudeli sofferenze senza nulla rivelare che potesse nuocere ai compagni di fede. Il 15 marzo 1945 affrontava, con ammirevole comportamento, il plotone di esecuzione”.
Concordia, 15 marzo 1945
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