Elaborati dei vincitori del concorso "Memoria e inchiostro: La scelta, una storia Partigiana"

"I giovani e la Resistenza" di Laura Tioli (VB Luosi)

24 gennaio 1944,
Caro diario sono io, Lucia, ho 19 anni.. Il ruolo di noi ragazze staffette partigiane non è per niente facile, non portiamo delle divise, perché in questo modo possiamo ingannare i nemici con la nostra apparenza esteriore. Abbiamo il compito di garantire i collegamenti tra le varie brigate, non siamo armate, proprio per questo dobbiamo essere molto caute durante i nostri spostamenti. Ultimamente sono diventata anche un'infermiera esperta, visto che spesso mi ritrovo a dover medicare i miei compagni feriti, la mamma è orgogliosa di me e anche mio fratello Franco sembra esserlo e questo mi rende felice, mi fa sentire apprezzata per il lavoro che svolgo. Però comincio a temere per la mia incolumità, comincio a sentirmi affaticata, percorro quasi ogni giorno molti chilometri in bici, a piedi o su qualsiasi altro mezzo che sia a disposizione per portare notizie, armi e munizioni, e tutto questo sotto pioggia o vento che sia, sotto i bombardamenti e i mitragliamenti, con il pericolo ogni volta di cadere nelle mani dei nazifascisti.

 

 Un giorno stavo portando degli armamenti a mio fratello Franco e ai suoi compagni che si trovavano in una località di montagna, quel giorno non ero sola, con me c'era anche Clara, una mia cara amica d'infanzia, anche lei una staffetta partigiana, avevamo nascosto nei cestini delle biciclette delle armi e sopra vi avevamo appoggiato un cestino di pane, così da poter passare inosservate, ma a un certo punto dei soldati nazifascisti ci fermarono, Clara non aveva nascosto bene le armi e il soldato che ci perquisì se ne accorse, così ci portarono in caserma e lì ci picchiarono. Clara che era incinta chiese di non essere picchiata sul ventre, ma quei soldati crudeli la picchiarono ancora più forte. Dopo tre giorni senza acqua e cibo, ebbero pietà di noi e ci lasciarono andare, ci riteniamo molto fortunate, perché avrebbero potuto fucilarci.

 

Anch’io caro diario ho paura,... spero che qualcuno vorrà ricordare noi tutte che abbiamo fatto tanto per la nostra patria, che non ci siamo trattenute dal mettere in pericolo le nostre vite per un ideale di salvezza in cui crediamo.